I bambini su ruote son pochi e quindi non mi concentro su di loro???
Rimini, 21/07/2018. Giovedì scorso a Lignano è stato inaugurato un parco giochi inclusivo presso uno stabilimento balneare realizzato da un’azienda che, alle domande di vari utenti riguardo la reale inclusione, ma soprattutto accessibilità, ha dato risposte che non hanno di certo risposto alle domande. Qui sotto alcune considerazioni scritte da Tiziana Monguzzi.
Qualche giorno fa ho trovato la notizia di un “primo parco giochi inclusivo in spiaggia”: cavolo come lo avranno fatto? Sulla sabbia? vuoi vedere che ci porto i bimbi e riescono finalmente a giocare insieme? Io ne ho due e uno si sposta “su ruote” da solo.
Quel che vedo è un parco con dei giochi e tanta sabbia in mezzo all’area gioco.
Chiedo info… Caspita speravo in un’area anche non enorme ma dove potesse girare in libertà su ruote e con giochi accessibili col fratello… già comunque in tutta la spiaggia deve arrangiarsi sul sederino e si sposta lento lento..
Chiedo info e faccio presente le difficoltà che io ben conosco: questa la risposta aziendale (lunghissima e tra l’altro scopiazzata semplicemente dal loro sito…) che vado a sviscerare!
“Ci sono bambini la cui disabilità è purtroppo molto profonda o complessa ma ci sono anche molte disabilità sensoriali, di chi non può sentire o vedere bene, o di chi ha difficoltà di apprendimento pur non avendo limitazioni fisiche. Statistiche ufficiali del CEN evidenziano che il 5% dei bambini europei soffre di un certo grado di disabilità e che di questi “solo” il 10% utilizzano la sedia a rotelle; molti di essi sono comunque in grado di muoversi per brevi distanze con l’ausilio di alcuni supporti. Sulla base di questo dato statistico le direttive europee del CEN suggeriscono di non concentrare le attenzioni solo sulle disabilità gravi (sedia a rotelle) per evitare avere l’effetto di ridurre il valore ludico del parco giochi a tal punto che i bambini normo-dotati non mostrano il desiderio di utilizzarlo ed i bambini costretti alla carrozzella si sentono soli nelle loro attività.”
Statistiche! Il ragionamento statistico che “i bambini su ruote son pochi (e meno male!) e quindi non mi concentro su di loro” mi sembra BEN DIVERSO dal non considerarli come possibili utenti del parco gioco: l’area è pubblica e deve essere accessibile (senza se e senza ma!) nel senso più ampio possibile, non che entro ma in alcune aree non ci arrivo!
Scusate ma è come se qualcuno invitasse a una festa 10 persone che possono andare per tutta la casa, tranne 1.. che invece non può ma deve starsene solo in soggiorno (eh certa in casa è entrato, alla festa l’ho invitato…) ma si trattano così gli ospiti?
Certo che vanno tenute presenti le esigenze di tutti e non solo di chi ha meno abilità nella sbagliata convinzione di favorirli! Nessuno dice di “appiattire” i giochi e siamo d’accordo che luoghi di gioco che non stimolino tutti finirebbero con l’essere poco frequentati col rischio di creare isolamento. Ma…
Le strutture gioco grosse ad es possono e quindi devono rispondere a varie e diverse abilità insieme: ad es una struttura castello può benissimo avere: scala a pioli, pertica, corda, arrampicata, scivolo per scendere, scivolo per salire, scaloni larghi per salire! Quindi? È così impossibile rispettare le abilità ed esigenze di tutti? Ci sono bambini capaci di arrampicarsi e altri no e nessuno chiede di abolire le strutture da arrampicata in un Parco Inclusivo: il ragionamento da fare è ben altro!!
Ho in mente un gioco. Mi domando: è possibile creare un modo di accesso alternativo adatto ai meno abili?
Se la risposta è SÌ allora niente scuse e lo rendo accessibile!
Se per un gioco non esistesse proprio soluzione (es pertica) e la risposta fosse NO, perfetto ma allora anche se non posso giocarci devo poterci comunque arrivare grazie a una pavimentazione facilitante l’accessibilità. Questo per favorire il senso di appartenenza al gruppo, il giocare insieme, socializzare e studiare le proprie e altrui diverse abilità.
“Consentire invece ai bambini disabili di accedere a spazi di gioco assieme a tutti, aiuta loro e le relative famiglie a costruire relazioni e promuovere l’inclusione sociale”.
E certo! ma solo se posso muovermi per tutta l’area… altrimenti li farò sentire Cittadini (ospiti nell’esempio della festa sopra) di serie Z..
“Per gioco inclusivo si intende un’attrezzatura che può essere utilizzata da una vasta gamma di utenti aventi diverse abilità, senza adattamenti particolari, senza progettazioni speciali. Molte persone detengono un livello di piccola o media disabilità che non richiede una progettazione radicale come quella per utenti su sedia a rotelle.”
Evviva! E quindi? Torniamo a quanto scritto prima! Anzi magari proprio cercando soluzioni per “qualcuno” trovo stimoli nuovi per tutti!
“I parchi inclusivi non sono parchi per disabili, ma sono parchi dove anche i disabili possono giocare. In questo parco, alcune strutture sono accessibili a “tutte le abilità” alcune a “certe abilità” ed altre solo ai bimbi normodotati, come previsto dalle linee guida sopra citate.
Alcune disabilità, per esempio, consentono il movimento su una spiaggia. Le disabilità gravi possono accedere con la carrozzina alle attrezzature raggiunte da passerelle, attrezzature multi-attività che contengono diverse situazioni di gioco e socializzazione.”
Ma… intanto il parco giochi è un parco per bambini. Fine.
Inoltre cosa significa il pezzo sui “disabili gravi”? Perché decidere a priori che un bambino, visto che ha una disabilità che io valuto grave, allora deve per forza divertirsi davanti a quella attrezzatura multi-attività creato da me adulto?
Perché precludere la possibilità di farsi spingere a caso in giro per l’area a vedere/sentire/percepire altri coetanei?
Non tutti manipolano tra l’altro!
C’è poi a chi piace stare tra poche persone e chi cerca il gruppo.
Anche chi ha una disabilità che non consente autonomie di spostamento potrebbe sentirsi incluso grazie al fatto che può farsi spingere ovunque e in sicurezza (vedi importanza della pavimentazione) da un coetaneo: questo crea possibilità di inclusione anche alle famiglie consentendo agli adulti di socializzare mentre i bimbi sono autonomi.
“Un parco giochi inoltre deve considerare anche gli aspetti ambientali: il parco XXXXXXX é situato su una bellissima spiaggia che va preservata sotto il profilo paesaggistico e naturalistico, evitando grandi pavimentazioni sintetiche ed utilizzando materiali rispettosi dei i criteri ambientali minimi ministeriali.”
Ma ci mancherebbe altro! Il rispetto dell’Ambiente ci tutela tutti! Infatti sulle spiagge ci sono le passerelle di legno, no? Vuoi fare un’area inclusiva in spiaggia?
Creo un’area su pavimentazione di legno o altro con bellissimi giochi d’acqua:
Voilà! E metti se vuoi dei giochi accessibili sempre grazie a questa pavimentazione.
E crei punti tranquilli e zone d’ombra per chi ne ha bisogno.
Qui poi sorgerebbe anche la considerazione che forse se io, che desidero costruire un parco giochi, vado da un “venditore di giochi”, molto probabilmente questi più che a trovare una soluzione adatta a me o ai miei utenti penserà a un parco coi propri giochi..
Intendiamoci: bello il parco giochi che ho visto nelle foto ma perché chiamarlo INCLUSIVO se un bimbo “su ruote” non può girarlo liberamente in autonomia con la carrozzina? Forse perché ultimamente “fa figo” e “fa vendere”?
Spero solo che qualcuno in buona fede e credendo veramente di fare qualcosa di utile e inclusivo non lo prenda come esempio per realizzarne uno: perché questo è il vero problema!
Ah le Linee Guida che l’Azienda dice di seguire… beh anche mia mamma mi ha dato le Linee Guida per cucinare la torta, ma con il tempo ci ho aggiunto del mio per migliorarla e adeguarla alle stagioni, alle occasioni e ai gusti di chi la mangerà! #perdire
Tiziana Monguzzi
Noi vi riproponiamo le 10 cose da sapere sui parchi inclusivi: https://www.architutti.it/10-cose-sui-parchi-inclusivi/
Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti