Parco per tutti o prevalentemente per… ?

Molto dibattuta ieri nel web la vicenda dell’inaugurazione del parco giochi a Cagliari. Denuncia di Giovanni Maria Bellu che accusa l’amministrazione di aver fatto un passo indietro: aveva promesso di realizzare un parco “preliminarmente per” ragazzi con autismo mentre durante la cerimonia non è stato fatto alcun accenno in questo senso.
http://www.sardiniapost.it/pronto-intervento/nessun-parco-giochi-per-i-ragazzi-autistici-loccasione-perduta-da-massimo-zedda/
Quando ieri siamo andati all’inaugurazione del parco eravamo certi che sarebbe stato detto che quel luogo era per i nostri figli. Attenzione: non esclusivamente per i nostri figli, ma preliminarmente per i nostri figli. Che, cioè, era quel luogo sempre sognato dove i nostri figli sono i cittadini e gli altri sono gli ospiti. Un luogo straordinario per noi, ordinario per le persone ‘normali’. Si trattava di dire che – in quel piccolo e unico luogo – si ribaltava l’ordinaria gerarchia della titolarità: a chiedere ‘permesso’ non dovevano essere i nostri figli. Nessuno doveva chiedere permesso. Ma chi andava in quel parco doveva sapere che era prima di tutto frequentato da strani bambini-uomini. E che chiunque poteva portare i suoi figli ‘normali’ sapendo che c’era, nel parco, questa ricchezza. Qualcosa da spiegare, da raccontare, ai bambini ‘normali’ per renderli uomini. Per ‘educarli alla diversità’.

Diversa l’opinione di chi pensa che specificare che un luogo sia stato pensato “prevalente per qualcuno” sia ghettizzante.
http://www.castedduonline.it/cagliari/san-benedetto/31951/io-genitore-di-un-autistico-a-cagliari-manca-cultura-non-il-parco.html
… l’impegno di questi anni da parte di genitori, associazioni, e di tante persone che a vario titolo si sono occupate di autismo non ha mai ragionato o pensato di farlo in quella direzione, nei luoghi “ per…” nei luoghi prevalentemente/preliminarmente destinati a persone autistiche. La mia linea di indirizzo è l’esatto opposto, cioè creare tutte le condizioni per cui persone autistiche e persone non autistiche possano condividere e vivere gli stessi spazi, pubblici o privati che siano, in totale inclusione e integrazione, in uno scambio di esperienze reciproco che non “avvantaggi “ né l’uno né l’altro, ma che fornisca ad entrambi gli strumenti e la possibilità di esprimere al meglio e al massimo la propria personalità

Difficilissimo esprimere un giudizio, decidere da quale parte schierarsi. Gli spazi pubblici dovrebbero essere per tutti anche se in realtà spesso non lo sono visto che alle persone con disabilità, (sensoriali, motorie e intellettive), ma anche ad altre categorie di persone vengono spesso negati diritti come quello a frequentare parchi giochi dove non ci sono strutture adatte ad essere utilizzate a bambini con disabilità motorie o a entrare in autonomia in un ufficio pubblico dove sono presenti troppe barriere architettoniche.

Forse si poteva pensare a una zona del parco in cui installare giochi per ragazzi che hanno voglia di giocare ma hanno le forme di piccoli adulti? Giochi che permettano loro di dondolare, scivolare, arrampicarsi. Giochi adatti a persone alte e muscolose ma con il desiderio e bisogno di dondolare e scivolare? I giochi nei parchi delle nostre città offrono strutture adatte a bambini da 0 a 12 anni ed è quindi anche difficile immaginare come un ragazzo di 17 o 20 anni si possa divertire su uno scivolo lungo al massimo 150 centimetri o su un seggiolino di altalena posizionato a 60/70 cm da terra che va bene per un bimbo di 8 anni e per questo motivo i piedi di un ragazzo alto strisciano a terra.

Voi cosa ne pensate? Giusto dedicare un parco giochi prevalente a qualcuno o meglio cercare di includere tutti trovando una soluzione diversa? Suggerimenti?

Puoi leggere anche qui: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/499371/Un-parco-soprattutto-per-autistici-No-ai-fanatici-dell-integrazione

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

Lascia un commento

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: