Consiglio di lettura: Parchi urbani e campi gioco – 1
Il volume è il risultato di una ricerca che è stata promossa inizialmente dal Dipartimento di Urbanistica dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ma si è ben presto collegata con altri Enti, Istituti italiani e stranieri e con singoli studiosi i quali, sia pure da angolazioni diverse, si occupano, spesso con incomprensioni e/o con scarsi mezzi, delle problematiche relative ai parchi urbani ed ai campi gioco.
Esso ha tratto i suoi auspici da un Convegno Nazionale promosso dal Comune di Rimini, (http://www.comune.rimini.it/), particolarmente sensibile ai tempi ambientali ed alla progettazione/gestione del verde pubblico, e patrocinato dal CIGI, (Comitato italiano per il gioco infantile).
Questo libro di 451 pagine, (kg. 1,3), è stato stampato nel gennaio 1988, ben 29 anni fa! Eppure tanti dei concetti in esso riportati sono ancora validi! Vi riportiamo una piccola parte dal capitolo dedicato a: “Integrazione dei ragazzi disabili nei campi gioco” di Stefano Manini. Centro Studi Consulenza Invalidi, Milano
Unica cosa ad essere cambiata è il linguaggio; termini come “ragazzi disabili”, “handicappato” e “disabile” sono oggi considerati obsoleti, superati, inappropriati e sostituiti da “persona, (bambino/ragazzo), con disabilità o “utente con capacità motoria ridotta” e così via.
Abbiamo quindi provveduto, nel testo sottostante, a sostituire i vecchi termini con i nuovi più corretti.
1. Osservazioni preliminari
Sappiamo tutti quale importanza abbia il gioco per i bambini. Per i ragazzi con disabilità questa attività è caricata di ulteriori contenuti. Il gioco aiuta la riabilitazione e permette al bambino di prendere coscienza delle proprie possibilità residue e di migliorarle giorno dopo giorno. Giocare insieme con altri bambini aiuta a superare complessi e paure eliminando in futuro quei pregiudizi che rendono così difficile l’inserimento delle persone con disabilità nella nostra società.
Proprio per questi motivi è indispensabile che il bambino con disabilità non trovi ostacoli insormontabili che gli impediscano di giocare con gli altri e di sperimentare le proprie possibilità.
Le oggettive limitazioni di cui soffre un bambino con disabilità inducono spesso i genitori a sostituirsi a lui in molte occasioni. Si vengono così a creare situazioni iperprotettive ed anche i ragazzi ne restano condizionati.
Nei campi gioco questo non deve succedere. Occorre creare delle strutture che permettano ai bambini con disabilità di sperimentare autonomamente un sempre maggiore numero di giochi e attività.
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2. Percorsi
Gran parte dei problemi nascono dal fatto che molti di questi utenti usano una carrozzina per spostarsi. Occorre creare quindi una superficie compatta e senza interruzioni sulla quale le ruote possono scorrere con sicurezza senza sussulti e slittamenti (pensate cosa vuole dire andare con una piccola bicicletta o con dei pattini a rotelle sulla sabbia, un prato o su di un percorso comunque sconnesso e capirete subito a quali difficoltà e rischi si va incontro). Non devono esistere zone significative del parco dove gli utenti con disabilità non possono arrivare. Certamente l’esigenza di avere dei percorsi il più possibile pianeggianti non deve rendere il parco piatto e poco stimolante per i ragazzi normodotati. Sappiamo, infatti, che un parco con collinette e dislivelli vari è più vivo ed interessante di uno piatto e spoglio. Come osserva giustamente Vittorio Bini: “Si può ovviare a ciò con lo studio di percorsi piani idonei al transito delle sedie a ruote e che con gallerie e sovrappassi superino gli ostacoli del terreno ma non li tolgano. In questo caso gli altri percorsi, accidentati e pericolosi relativamente agli utenti con ridotta capacità motoria, dovrebbero essere resi inagibili a questi con interruzioni alle testate. Si otterrebbero così dei percorsi preferenziali, che permettono l’accesso a tutti gli spazi del campo assicurando, contemporaneamente, l’incolumità degli utenti con disabilità”
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3. Attrezzature
Per quanto riguarda le attrezzature fisse per il gioco è bene precisare che non bisogna acquistare nulla che possa essere utilizzato solo dai bambini con disabilità. Occorre invece selezionare, tra le attrezzature comunemente sul mercato quelle che possano essere utilizzate da tutti, anche dai disabili.
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5. Considerazioni finali
Le indicazioni dei manuali per la progettazione senza barriere architettoniche possono risultare sterili, perché troppo rigide o facilmente fraintendibili. È vivamente consigliato a chi intende occuparsi di questi problemi di prendere contatto con qualche associazione di disabili o, almeno, di acquistare o noleggiare una carrozzina del tipo più comune (con le ruote piccole davanti) e provare a spostarsi con questa in casa e fuori. Camminare è molto diverso dallo spostarsi in carrozzina e, senza averlo provato, può essere molto difficile comprendere le esigenze dei disabili.
Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti