Consiglio di lettura: Il giardino dei segreti – Penny Ritscher

Buongiorno, oggi vi propongo una lettura leggera ma ricca di spunti riguardante gli spazi esterni dei servizi per l’infanzia: IL GIARDINO DEI SEGRETI organizzare e vivere gli spazi esterni nei servizi per l’infanzia. Autore: Penny  Ritscher.

Sì, questo blog ha come argomento principale i “parchi gioco inclusivi” ma in questo libro sono presenti suggerimenti che possono essere applicati anche nella progettazione del parco giochi. Nel libro viene data grande importanza alla progettazione di uno spazio esterno; certo un parco giochi pubblico è differente, per tanti motivi, dal giardino di una scuola infanzia ma oggigiorno troppo spesso il parco pubblico viene realizzato tramite la semplice scelta di 2/3 strutture gioco da un catalogo. Quasi mai si tiene conto di chi lo frequenterà, se nella zona dove verranno installati i giochi sono presenti zone d’ombra, fontanelle, toilette, … Quasi mai si pensa ad offrire qualcosa in più rispetto alle solite tre attrezzature: scivolo, altalena, gioco a molla. Eppure i bambini al parco vivono delle esperienza uniche e importanti, (Peter Gray – Lasciateli giocare). Perché non cogliere almeno qualche suggerimento per rendere un parco giochi pubblico uno spazio migliore, più interessante e stimolante per i giochi dei bambini? Talvolta sono sufficienti piccoli accorgimenti…
Qui sotto potete trovare alcune citazioni tratte dal libro.

Dalla prefazione, (Gianfranco Staccioli):
Froebel quando parlava di giardini (il suo primo giardino d’infanzia risale al 1839) pensava ad un programma istituzionale ben programmato (anche se ludico e pieno di doni) nel quale si potessero curare le fresche pianticelle-bambini attraverso – appunto – delle educatrici ‘giardiniere’ che ‘annaffiavano’ ed irrobustivano i teneri germogli. Il giardino ed il giardinaggio erano soprattutto una metafora.

Dal libro, (Penny Ritscher): 
Perché un giardino sia ‘segreto’ non sono necessari muri alti, edere, o una porta chiusa a chiave, (Il giardino segreto, Frances Hodgson Burnett). Per i bambini, ogni spazio esterno è, in certi sensi, ‘segreto’. È segreto perché la natura è piena di segreti ed offre un’infinità di attrazioni, anche piccolissime, da esplorare. Ed è segreto nel senso che rimane poco colonizzato dalle intenzioni degli adulti. In giardino i bambini progettano, decidono, concordano, realizzano, seguendo una loro logica. È una logica ‘segreta’, nel senso che ad un adulto può sembrare illogica.

Nei nostri servizi  per l’infanzia come possiamo fare per offrire degli spazi esterni ‘magici’? Quali sono gli accorgimenti, anche piccoli, che possono arricchire il giardino e favorire i giochi ‘segreti’ dei bambini? Come dovrebbero intervenire gli adulti per sostenere i bambini nei loro giochi senza schiacciarne la magia?
Si tratta di creare spazi esterni accoglienti e belli, spazi che favoriscono non solo i noti movimenti esuberanti ed avventurosi ma anche l’intimità e la tranquillità. Si tratta di mantenere gli spazi esterni con la tessa cura, o quasi, che si dedica agli spazi interni.
In una società sempre più urbanizzata (anche mentalmente), offrire un giardino di ‘segreti’ non è un optional, è un compito  educativo urgente.

Potenzialmente il giardino costituisce un laboratorio dell’intelligenza, non solo dell’intelligenza cognitiva ma anche di quella percettiva, sensoriale, corporea, motoria, creativa, progettuale, emotiva, sociale, etica…

Il giardino è – cioè, deve essere –  un luogo articolato, accogliente, affascinante, pieno di ‘segreti’. Come gli spazi interni, anche quelli esterni vanno pensati accuratamente.
Gli accorgimenti chiave da tenere presenti sono: recinzione, cancello, prato, alberi, cespugli, siepi frangivento, nicchie verdi, zone d’ombra e zone di sole, zone pavimentate, divisori, dislivelli naturali ed artificiali, arredi fissi, sabbia, prese d’acqua, aiuole sollevate, strutture per il riordino, aspetto estetico.

Ai bambini piace molto salire e scendere. Ogni dislivello – muretto, gradino, rampa, discesa,  – è un invito a muoversi. Piace salire e vedere il mondo dall’alto, piace scendere con un salto, o ruzzolare giù, o correre giù con un accelerando. I dislivelli naturali sono una risorsa, vanno valorizzati, non eliminati. Per arricchire una discesa vi si possono incassare dei gradini smussati o uno scivolo. In un terreno troppo piatto si può creare una collinetta artificiale, o creare dislivelli con dei tronchi d’albero disposti orizzontalmente e con delle sezioni di tronco di varie altezze. Per i piccoli, che hanno acquisito da poco la mobilità, servono dislivelli minimi. I bambini, via via che crescono, cercheranno delle sfide sempre maggiori, fino ad arrampicarsi su un albero.

Bisogna essere realistici. Servono piante rustiche, a bassa manutenzione, piante che non hanno bisogno o quasi di essere annaffiate, potate, concimate, trattate. Servono piante robuste e resistenti. I giochi dei bambini sono causa di usura. Servono piante con fioriture scaglionate, per offrire delle attrazioni tutto l’anno. Piante per creare zone d’ombra, ma ben collocate per non togliere luce e sole dove d’inverno questi servono. A questo scopo vanno bene piante spoglianti. Servono rampicanti per mascherare, imbellire, ammorbidire reti di recinzione e muri di cemento.

Per tradizione, in un giardino per l’infanzia ci debbono essere certe attrezzature tipiche (altalena, scivolo, giostra, arrampicatoio, dondolo a bilico …). Nell’immaginario collettivo la presenza di questi grandi oggetti è la caratteristica principale del giardino, nonostante il fatto che – come rivela un’osservazione più attenta – l’uso ‘standard’ delle attrezzature è solo una piccola parte della vita nel giardino.
Le attrezzature sono strutture ideate per sperimentare dei grandi movimenti emozionanti (dondolare, ruzzolare, girare, arrampicarsi …). Offrono occasioni per compiere degli exploit, per provarsi, per superarsi.
Giocare sulle attrezzature è un processo complesso, ed il divertimento ne è solo un aspetto. Altri aspetti: osservare i compagni, avvicinarsi, scegliere il momento, prendere coraggio, osare, farsi avanti, tirarsi indietro, riprovare, affinare le proprie abilità con pazienza e costanza, esibirsi, condividere l’esperienza con altri, prendere delle decisioni, interrompere, riprendere, inventare delle variazioni, crescere nell’autostima e fiducia in sé…

Gli animaletti sono diversi da noi, ma non sono alieni: non sono – come gli oggetti virtuali su uno schermo da videogioco – oggetti da ‘distruggere’ per il piacere di distruggere. Se si uccide un animaletto vero, non si può resuscitarlo cliccando sul mouse. Gli animaletti in giardino rappresentano  un’occasione  per avvicinarsi al mistero reale della vita e della morte e per capire come le proprie azioni vi possono incidere.

Fuori dai servizi, a casa, i bambini sono spesso senza compagni. Per ‘fare compagnia’ ad un bambino solitario vengono adoperati i mass media. Il risultato è un ‘tempo libero’ che in realtà è un tempo programmato dai media. Di conseguenza, in mezzo al benessere materiale si rischia di arrivare alla situazione assurda di bambini che non sanno giocare autonomamente, di bambini che vengono giocati dai loro stessi giocattoli. Bambini sottosviluppati sul piano ludico, che di fronte ad un tempo ‘vuoto’ (cioè non strutturato da altri) rimangono smarriti.

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

Lascia un commento

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: